La lunga notte dell’arte ha illuminato i cortili e i vicoli sabato 22 agosto, a Casanova di Carinola, in provincia di Caserta. Si tratta di Lunarte, un evento organizzato da Circuito socio-Culturale Caleno con la collaborazione di Etérnit e il patrocinio del Comune di Carinola, che da nove anni è diventato un appuntamento attesissimo. Anche quest’anno performance teatrali, spettacoli di circo e arte di strada, mostre, concerti hanno travolto il pubblico locale e non locale.
Notte fonda e due Lune si guardano. Una è nel cielo e un per terra in un vicolo del borgo Carani di Casanova.
Decorata con il sale la luna monocola, simbolo di Lunarte, con il suo sguardo onnipresente, ha fatto da prima accoglienza al pubblico di ieri sera.
Nella piazzetta dei Carani Le Lapille hanno presentato “L’ora del the” ad un pubblico che, improvvisamente, si è trovato coinvolto in maliziosi e divertenti giochi di fiamme. Quattro signorine, le artiste, hanno trasformato la piazzetta in un campo da gioco, poi in un laboratorio dove il suolo faceva da sfondo a decorazioni “scintillanti”. Sempre nel loro stile “caliente”, le Lapille, hanno coinvolto anche il pubblico un po’ sorpreso, ma ben disposto a partecipare.
Ai primi posti, tra gli spettatori, i bambini: i più coraggiosi davanti quelle lingue di fuoco!
Fra gli altri artisti protagonisti nel teatro, ad esempio: Teatraltro che hanno resentato “Le voci di Giò”, un’originale rilettura della storia di Giovanna D’Arco; Daniele Parisi in “Esperimenti in Loop”, un lavoro comico e grottesco che gioca sulla nevrosi dei rapporti umani.
A chiusura della kermesse si è tenuto il concerto dei Veeblefetzer che hann presentato “No Magic No Bullet”, disco uscito l’8 maggio su Goodfellas / Fleisch e in chiusura Mondo Cane DjSet che hanno proposto un mix di sonorità che ha variato dal reggae all’ electro Swing.
A dirigere i lavori, accanto a Luigi Morra vi è Pasquale Passaretti che tra progetti futuri e piani portati a termine, sottolinea il motivo alla base di questo evento: far incontrare l’arte contemporanea alla festa popolare, in tutta originalità…
Quali sono le condizioni affinchè Lunarte possa essere conosciuto maggiormente, anche a livello nazionale? Avete già in mente qualcosa?
Al nono anno ci sono tutti i presupposti per far sì che Lunarte possa diventare una cosa più grossa di quello che è. Ovviamente per fare ciò c’è bisogno di un maggior coinvolgimento delle persone del posto, del paese. Gli organizzatori del Festival, fino ad ora sono persone che vivono a Parigi, a Roma, a Bologna, a Milano e questo è anche una forza perché ci permette, d’Estate, di dare un appuntamento a tutte quelle relazioni che durante l’anno manteniamo a distanza.
Tutti provengono da città in ci vi è un’attenzione al teatro contemporaneo, musica indipendente, pittura, fotografia
Una cosa molto importante è che in nove anni abbiamo fatto crescere un festival basato non sui nomi. L’abbiamo costruito su un tipo di arte che noi riteniamo indipendente, che viaggia su diversi settori…settori che attualmente possono essere chiamati di nicchia, ma che incrociandosi con un’ atmosfera popolare , hanno sicuramente un forte impatto su chi durante l’anno non può recarsi a teatro( a Casanova non c’è un teatro). .
Diciamo che i Casanovesi, almeno per una volta all’anno, si trovano il teatro sotto casa…
Esatto, in questi anni siamo stati sicuramente un evento di riferimento per la provincia di Caserta e sicuramente c’è stata un attenzione sul piano regionale, abbiamo avuto una bella finestra sui tg regionali. La platea poi si è allargata molto, vengono persone da Roma, da altre città.
Per allargarci di più noi pensiamo sempre che la cultura diventi economia, nel senso che si crei un gruppo di persone che possano a lavorare a Lunarte per 6 mesi. Chiarimenti questo implica un discorso un po’ più ampio di quello che attualmente è perché le persone che collaborano con Lunarte sono più vicine all’arte che all’organizzazione e questo è stato un fatto che un po’ ci ha aiutato e un po’ ci limita.
E’ opinione comune che, per cattiva gestione del territorio, il turismo qui non venga favorito, anche se le scoperte e i ritrovamenti ci sono stati. Secondo te l’arte e con essa la musica possono dare una maggiore spinta al turismo della zona?
Certo, io penso proprio che i nostri territori debbano rischiare e ripensarsi.
Devono riuscire ad attirare anche un pubblico diverso che possa essere quello affezionato all’arte e che poi appunto possa iniziare un percorso turistico nel posto.
Lunarte dura una notte. Abbiamo pensato e l’abbiamo fatto altri anni: abbiamo realizzato dei laboratori di fotografia, di creazione di maschere. Questo può creare una maggiore conoscenza del territorio.
Ovviamente, ci potrebbe essere anche il coinvolgimento di alcune associazioni. (Ad esempio a Carinola c’è un’associazione di archeologia, che sarebbero più adatte a fare delle visite guidate durante il giorno, quindi offrire più attività alle persone che si recano in occasione di Lunarte.)
Potrebbe far parte di un prossimo progetto il fatto di mettervi in contatto con associazioni come queste?
Sono 3 anni che collaboriamo con la Biblioteca Comunale di Carinola che ogni anno propongono progetti speciali all’interno di Lunarte. Quest’anno abbiamo avviato una collaborazione con Archeoclub, che già l’anno scorso ha allestito una mostra sui ritrovamenti del territorio.
L’aiuto delle istituzioni comunali, politichè può sicuramente aiutare a far crescere ancor di più, non solo eventi come questi , ma anche il turismo di queste zone.
Visto che questo Festival è particolare per il tipo di arte e musica che propone avete mai pensato di invitare qualche critico e successivamente dar luogo ad un dibattito?
Sicuramente, il prossimo anno, visto che sarà la decima edizione, potremmo aprire un dibattito…sempre nel nostro stile! Infatti Lunarte si contraddistigue per la sua originalità , s’incrociano due tipi di atmosfere: quella dell’arte contemporanea e quella della festa popolare.
Secondo te qual è la suggestione che un paesino di duemila anni di storia, come Casanova, provoca su artisti conosciuti anche a livello nazionale come i Veeblefetzer?
Abbiamo sempre avuto una certa attenzione sugli artisti che vengono, sia dal punto di vista dell’accoglienza che di quello retributivo. Il passaparola poi aiuta molto. In linea generale tutti gli artisiti vengono a Lunarte perché si divertono e questa è una dimensione che si rischia di perdere quando si vuole essere “professionisti per forza”.