È un’altra, l’ennesima, torrida giornata nel Texas di frontiera. Nel Saloon ‘La Prostituta’ il cigolio delle porte di legno illude puntualmente i presenti: tutti sperano che sia un po’ d’aria fresca a entrare, dando loro sollievo, e invece è sempre un cowboy sudato e puzzolente in più.
Johnny Treshold si è messo a giocare a poker, da qualche minuto. Non ha granché fortuna, ma punta solo per distrarsi, quindi va bene. Johnny è un sopravvissuto, fiero di esserlo, e un vendicatore. Ma questo non gli impedisce di finire tutti i suoi soldi in un paio di mani.
“Sembra che io sia rimasto senza niente!” dice quindi, senza aspettarsi risposta.
“Non si è mai senza niente, finché si ha una storia da raccontare.” ribatte, a sorpresa, il vecchio burbero dall’altra parte del tavolo.
Johnny, che oltre a sopravvissuto e fiero è anche curioso, non ci mette un secondo ad abboccare. “Cosa intendi, Vecchio?”
Il Vecchio spinge in avanti, con solenne lentezza, i soldi che costituiscono la sua puntata. “Ti permetto di vedere la mia mano, ma se perdi invece dei soldi mi racconti la tua storia.”
“E se vinco io, invece?”
“Non mi racconti la storia e ti prendi i miei soldi.”
Johnny storce il naso. È improbabile che non ci sia una fregatura, da qualche parte. Così chiede direttamente di lei, senza girarci intorno: “E dove sta la fregatura?”
Il Vecchio tossisce, poi tira su dal naso qualcosa di simile a muco, un suono orribile. “La fregatura è che la tua storia deve piacermi, altrimenti non so come potrei reagire.” E infine sputa per terra, visione altrettanto ripugnante.
“D’accordo. Ci sto. Vedo la tua mano, Vecchio.” fa il giovane Treshold, abbastanza sicuro di avere una buona mano e sicurissimo di avere una buona storia.
E infatti perde la mano.
“Ora sentiamo la tua storia.”
“E va bene,” incomincia Johnny, “vuoi una buona storia? Ti darò una buona storia. Mi sembra giusto… Diciamo che tutto comincia tre mesi fa, quando io e il mio fido Tornado stiamo cavalcando nelle lande occidentali. Un cavallo di prima classe, non mi ha mai tradito, mai, in tanti anni insieme. Non è solo il mio cavallo, Tornado, è anche un amico e un compagno di avventure. Ad ogni modo… Improvvisamente sento questo sparo, da lontano, e non mi sogno neanche di avere paura. Ma faccio male, perché il proiettile mi manca di poco, cioè, pochi centimetri più in là e avrebbe preso me. Invece prende Tornado.”
“Che nome stupido!” lo interrompe il Vecchio.
“Ehi! Bada a quello che dici, o sono io a rischiare di alterarmi.”
“Scusa, continua pure.”
“Mh. Quindi… il proiettile vacante colpisce Tornado, e bam, lui stramazza al suolo di colpo. Capisco che è morto sul colpo nell’esatto secondo in cui tocca terra. Lo sento, capisci? Me lo sento dentro, il mio amico che mi abbandona. Non mi aveva mai lasciato a piedi, da vivo… Un dolore straziante.”
Johnny si prende una piccola pausa, per godersi un po’ di compassione. È un discreto narratore, oltre che sopravvissuto, fiero e curioso. Poi riprende fiato e ricomincia…
“Ebbene, il dolore per la morte di Tornado sembra smuoversi soltanto quando rimpiazzato dall’odio. Sì, l’odio! È esattamente così che riesco a non abbattermi, mi aggrappo all’idea di vendicarmi. A piedi, in una regione inospitale, con la notte che sta per calare, mi metto a cercare il farabutto che ha sparato al mio cavallo. Cammino, cammino, il sole cala, sorge il buio, e io continuo a camminare e cercare, cercare e camminare… Ma niente. La mattina dopo mi imbatto in due corpi, ammazzati da poco, colpi di fucile. Capisco che chi ha ucciso Tornado non è un criminale comune, ma fa quello che fa per vizio, per passione. La mia missione continua, con rinnovata importanza. Cerco, e verso sera intravedo una luce in lontananza. Mi avvicino e distinguo una casa. Rallento, per non farmi vedere, e distinguo una figura, sul portico, che imbraccia un fucile. Dev’essere lui, penso, e non mi faccio attendere. Bam, bam, e il farabutto del portico è morto.”
È anche uno che spara preciso, il sopravvissuto fiero e curioso, un po’ narratore, Johnny Treshold.
“Non faccio l’errore di illudermi che il criminale sia da solo, aspetto qualche secondo… Ed ecco spuntare una seconda figura, stessa età del primo tizio, ma con due piccole pistole che scarica addosso alla notte. Il sole è calato e io sto nascosto dove non posso essere visto. Mi godo gli ultimi istanti prima di completare la mia vendetta. Bam, uccido il secondo criminale, colpo singolo, e do fuoco alla loro casa. Giustizia è fatta, Tornado è stato vendicato.”
Il Vecchio sfodera quella che, nella sua testa, doveva sembrare un’espressione stupita. “Davvero una bella storia! Sai… sai che ti dico? Talmente bella che… Che si fottano le regole del poker, la mia puntata la vinci tu.”
Johnny rimane alquanto sorpreso. Forse più perplesso. Ma se qualcuno ti offre dei soldi, tu li accetti. Non c’è nemmeno bisogno di chiedere dove sta la fregatura.
Alla mano successiva, il Vecchio è senza soldi. Johnny sorride, dall’alto dei suoi soldi guadagnati a parole. “Se proprio vuoi vedere la mia mano, Vecchio, puoi sempre puntare la tua storia, giusto?”
“Preferisco di no.” risponde l’altro, e il suono di un Revolver appena caricato spacca l’aria densa di calore.
Johnny, che al momento è privo di pistola, capisce istantaneamente il guaio in cui si trova e reagisce d’istinto, tanto velocemente, come il West gli ha insegnato, e ribalta il tavolo sul quale stava giocando a poker. Il Vecchio scompare dalla sua vista. Nessuna traccia del Revolver. Il giovane Threshold si fionda verso l’uscita. La raggiunge. La oltrepassa! Il suo nuovo cavallo, Uragano, lo aspetta proprio a due passi dalla porta… morto.
“Uragano, no… Anche tu?!” chiede, retorico, Johnny.
“Anche lui.” replica il Vecchio alle sue spalle.
“T-tu! Vecchio… Chi sei? Sei tu che, tre mesi fa, hai sparato a-”
“No, no, no, no. Questo è il primo cavallo che ammazzo. Vedi, ragazzo, tu sembri essere un sacco di cose. Hai tanti pregi, tanti talenti…”
Lo sappiamo bene: fiero, sopravvissuto, narratore, spara preciso e ha i riflessi pronti.
“…ma sei anche un grandissimo idiota. Il tuo cavallo di prima, Tornado, l’hanno ucciso i briganti che infestavano le lande attorno a casa mia. Io sono uscito a cercarli e li ho ammazzati, erano i due corpi che hai trovato. Quegli stessi farabutti avevano derubato e abusato di mia moglie, prima di ucciderla, per questo li ho tolti di mezzo. Certo, per andare a cercarli ho dovuto lasciare i gemelli a casa, ben armati, a proteggere la proprietà. E ne sarebbero stati in grado, se non fossero stati tanto scossi dalla morte della madre, che peraltro stavo andando a seppellire. Immagina, quando sono tornato, dopo averla seppellita da solo, con le unghie ancora sporche di terra e della sua pelle, quando ho trovato i gemelli morti e la casa bruciata. Immagina! Il dolore era…”
“…straziante?” cerca di indovinare Johnny.
“Esattamente. E sai come ho fatto ad andare avanti, sai cosa ha smosso quel dolore?”
“Non serve che mi prendi in giro. Uccidimi e basta!”
“Oh no, no, no, io non ti ucciderò! Sarebbe troppo facile! Non è la morte che incontrerai oggi…”
“Davvero?”
BANG, fa il revolver, carico da prima.
“No.” risponde il Vecchio. “Dimenticavo, sei un pessimo giocatore di poker. Non sai riconoscere un bluff… neanche morto.”
In quella torrida, ora un po’ meno torrida, giornata texana, il giovane Johnny Treshold, curioso, preciso sparatore, reattivo, abile parlatore ma giocatore di poker appena mediocre, molto poco fieramente, faccia e sangue nella polvere, smette per sempre di essere un sopravvissuto.