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Home Scienze Natura

Gatti domestici senza controllo?

Davide Rufino by Davide Rufino
9 anni ago
in Natura, Scienze
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A molti non piacerà leggere queste righe, ma è ormai ora di guardare in faccia la realtà. L’impatto del gatto domestico sulla natura selvatica non è più sostenibile. Una doverosa premessa: non ho assolutamente niente contro gli animali domestici, siano essi cani, gatti o altre specie. E provo per loro simpatia e benevolenza, ci mancherebbe altro. Sono creature affettuose e nostri compagni di vita, capaci di una straordinaria empatia e che migliorano in ogni momento le nostre vite. Tuttavia, la maggior parte di essi sono oramai troppo umanizzati per i gusti del sottoscritto, che si ritiene un naturalista “selvatico”. Sono infatti i selvatici che mi fanno battere il cuore, che stimolano il mio interesse scientifico, che parlano al mio animo e lo accompagnano nella natura. E qui arriviamo al nocciolo della questione. Questa grande abbondanza di animali domestici, frutto dell’incapacità di controllo da parte dell’uomo e di un’eccessiva antropizzazione, è un bene per la natura? Ebbene, la risposta è estremamente negativa. Parliamo, ad esempio, dei gatti.

Le battute di caccia dei gatti domestici vengono spesso raccontate con orgoglio dai padroni inteneriti. Ma costano care alla fauna selvatica.

Così com’è avvenuto per il cane, anche il gatto è una specie “artificiale”. Senza troppi giri di parole, i gatti domestici così come li vediamo noi oggi sono il risultato di un processo di domesticazione e di selezione durato svariati millenni. Si dibatte ancora oggi sulla specie di origine, anche se la maggior parte degli studiosi ritiene che tutto abbia avuto origine dal gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica). Certo, il gatto ha subito modifiche molto più lievi rispetto a quello che ha dovuto subire il cane, ma quelli che oggi popolano le nostre case sono considerati esemplari di Felis silvestris catus, una sottospecie del gatto selvatico. E, attenzione, non esisterebbero in natura. Eppure sono dappertutto: abbiamo fatto in modo che proliferassero a dismisura, e oggi popolano non solo i salotti ma anche città e campagne. Sono tantissimi i “randagi” che imperversano in ogni dove, considerati ormai presenze ordinarie e necessarie. Frutto della testardaggine delle persone nel non volerli sterilizzare, del fiorente business delle razze e degli allevamenti, della noncuranza delle amministrazioni che lasciano che questi inconsapevoli felini si riproducano senza freni. Probabilmente a qualcuno questi dati non faranno nè caldo nè freddo, magari c’è anche chi sarebbe contento al pensiero di vedere sempre più gatti (ho sentito di persone con la casa letteralmente piena di diverse decine di gatti), ma come ho detto poc’anzi il gatto domestico in natura non esisterebbe senza il “sapiente” intervento umano. Creare una specie “non pianificata” dalla natura e riempirci il pianeta significa una sola cosa: alterare in modo drastico l’equilibrio ambientale.

I gatti domestici, ogni anno, provocano la morte di miliardi fra uccelli, piccoli mammiferi e altra microfauna importantissima per l’ecosistema. Questi mici, ovviamente, non ne sono consapevoli e seguono solo il loro istinto…

 

Spesso si sente parlare di gatti che, dopo essere stati lasciati scorazzare per i boschi, tornano a casa con un dono per il padrone: un piccolo animale morente. Uccellino, topo, serpentello o pipistrello. Frutto dell’istinto predatorio mai sopito del felino. A tale gesto seguono talvolta i complimenti euforici del padrone, che davanti agli amici non esita poi a vantarsi delle abilità da grande cacciatore del suo gatto. Capita spesso anche a me di sentire queste persone parlare del proprio felino come di un “piccolo, dolce e irresistibile cacciatore”, magari pronunciando queste parole sorridenti e orgogliose. Ebbene, un recente studio ha quantificato le predazioni medie annuali di Felis silvestris catus (indipendentemente che si tratti del gatto di casa o di randagi), e sembrerebbe che ogni anno, nel mondo, ogni esemplare sia la causa della morte di sei uccelli. Moltiplicando per il numero approssimativo di gatti domestici nel mondo (svariate centinaia di milioni), si evince che ogni anno, come minimo, un paio di miliardi di uccelli vengono uccisi da un animale che in natura non esisterebbe. E parliamo solo di uccelli. Aggiungiamoci anche micromammiferi (arvicole, toporagni, pipistrelli), rettili (lucertole, serpenti), anfibi (rane, rospi) e svariati invertebrati. Otterremo così il quadro completo: una vera e propria strage di biodiversità. Piccoli animali che costituiscono la microfauna di un ecosistema, una vera e propria “base” per gli animali più grandi. Come se non bastasse, il gatto domestico è la causa appurata e ufficiale dell’estinzione di una trentina di specie di uccelli solo negli ultimi secoli. Uccelli endemici di alcune isole sperdute, specie interessantissime e poco studiate che sono sparite nel giro di pochi mesi a causa dell’introduzione artificiale del gatto domestico laddove non erano mai esistiti predatori (e quindi dove gli uccelli in questione non avevano sviluppato strategie di difesa). E se crediate che i gatti di casa, viziati dagli agi e con la “pancia piena”, siano meno pericolosi vi sbagliate. Perchè i gatti che non hanno fame cacciano comunque per istinto, e finiscono per non divorare la piccola preda e lasciarla agonizzante, dopo averci “giocato” e averla ferita mortalmente. A chi starà pensando che le predazioni fanno parte della natura, io rispondo che è assolutamente vero se si tratta di predatori “naturali”. Col gatto domestico il discorso è diverso: questo predatore artificiale, oltre che danneggiare la piccola fauna autoctona, è anche un temibile competitore che rende la vita più dura ai predatori naturali. In una zona “battuta” da un nutrito numero di gatti domestici, per volpi, faine, falchi e gufi sarà molto più difficile trovare da mangiare. E per loro è questione di vita o di morte, perchè non hanno una ciotola piena di croccantini a disposizione.

I gatti domestici si abituano bene alla vita di casa se “allenati” fin da piccoli. Ed è la scelta migliore, per loro e…per la natura! Inoltre, guai ad abbandonarli: è sempre un gesto orribile!

Cosa fare, quindi? Cancellare i gatti domestici dal mondo per ristabilire l’equilibrio naturale delle cose? Non esageriamo, ci mancherebbe! Io stesso provo grande simpatia per questi piccoli felini, nel caso non fosse chiaro. La cosa più importante e doverosa, comunque, è realizzare una volta per tutte che il gatto domestico in natura non esisteva (al contrario del suo progenitore), e che in quanto animale creato dall’uomo va per definizione tenuto sotto controllo proprio dall’uomo. Questo significa sterilizzare gran parte degli esemplari per tenerne a freno la popolazione mondiale, e fare riprodurre quelli restanti in modo limitato. Farlo significherebbe anche migliorare la qualità della vita dei gatti già esistenti. Bisogna, per quanto possibile, ridurre anche le scorribande dei gatti nella natura selvatica, con buona pace di chi pensa che il gatto felice è il gatto girandolone. Dopotutto, non possiamo pretendere di introdurre in natura qualcosa che in natura prima non c’era senza conseguenze. Fra l’altro, meno un gatto domestico scorazzerà in giro e meno probabilità avrà di essere investito da un’automobile o di incappare in altri spiacevoli inconvenienti. E se un gatto abituato all’aperto non potrà mai abituarsi alla vita di appartamento (cercare di abituarcelo sarebbe effettivamente una grossa privazione per il micio), è altresì vero che un gatto abituato alla vita di appartamento fin da piccolo non avrà nessun problema a continuare a vivere felicemente in casa anche da adulto. Sarebbe anche importante piantarla con gli abbandoni (che generano randagismo), gesto fra l’altro orribile nei confronti dei gatti stessi. Non possiamo più far finta di nulla, e non ci sono più scuse. Il fenomeno degli animali domestici è in crescita costante, e sta assumendo contorni troppo esagerati per non pensare seriamente di porvi un freno e farci un esame di coscienza. Cercare di scalfire il muro di ignoranza naturalistica di gran parte delle persone potrebbe essere un inizio. Ribadendo, tuttavia, massimo rispetto e simpatia per i gatti, gli altri animali domestici e per chi li ama e si prende cura di loro. Ricordiamoci che i gatti sono e saranno sempre creature stupende, e controllarne la popolazione è anche un modo per rispettarli. Limitarne le nascite significa meno abbandoni e una vita migliore per i gatti che ci sono già. E anche la natura ci ringrazierà!

Tags: AnimaliBiodiversitàDomesticiFeliniGattiNaturaPredatori
Davide Rufino

Davide Rufino

Grande appassionato di animali, zoologia e natura fin dall'infanzia, mi sono laureato in Scienze Naturali (ramo "zoologico") specializzandomi nello studio della fauna selvatica con continui approfondimenti, ricerche e studi personali che porto avanti anche adesso senza sosta. Non mancano anche tante uscite sul campo per "vivere" la natura, che mi sorprende, mi affascina, mi meraviglia e mi commuove continuamente. La mia missione è cercare -nel mio piccolo- di aiutare gli altri ad aprire gli occhi e a "vedere" almeno una parte di ciò che "vedo" io. Per raggiungere questo scopo gestisco un canale Youtube dedicato alla zoologia e alla natura, e scrivo articoli scientifici e divulgativi.

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Comments 3

  1. Manuel says:
    9 anni ago

    Bravo Davide, articolo che tanti troveranno un po’ “strano”, a dirla tutta ti insulteranno… Ma chi riesce a leggerlo per quello che è veramente, lo troverà sicuramente interessante. Una verità che fa male agli amanti dei gatti ma una doverosa consapevolezza da acquisire… Io ne faccio tesoro 😉

    Rispondi
    • Davide Rufino says:
      9 anni ago

      Grazie Manuel, apprezzo molto le tue parole!

      Rispondi
  2. Efisia says:
    6 anni ago

    Molto interessante e molto vero!
    Purtroppo l’uomo sconvolge gli equilibri naturali in mille modi…
    Grazie per la preziosa divulgazione.

    Rispondi

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