Il grande “Signore” del teatro napoletano, figlio dell’indimenticabile Peppino De Filippo, calca il suo primo palcoscenico appena liceale, con una rivista scritta da lui stesso ed intitolata “Questa sera alle nove”; a 21 anni, debutta nella compagnia paterna e nella pellicola-capolavoro dello zio Eduardo, Filumena Marturano. Negli anni successivi, nonostante i diversi ruoli cinematografici, torna sempre al palcoscenico, suo grande amore, e nel 1973 debbutta proprio al Teatro Parioli di Roma con la prima commedia scritta di suo pugno “Storia strana su una terrazza napoletana” a fianco dell’amato padre Peppino che gli lascia un biglietto speciale:“Bravo! La tua è una bella commedia, avrei voluto scriverla io!”
Nel 1978 abbandona la compagnia paterna per fondarne una propria, con lo scopo di far conoscere alle nuove generazioni le commedie più significative del Teatro dei De Filippo. La sua comicità racconta una Napoli dignitosa e “poverella” che non chiede pietà ma giustizia. Una Napoli che non smette di sperare, non si rassegna al destino ma lotta per affermare la propria dignità.
Nel 2011, alla giovane età di 81 anni, intraprende una folle avventura con la moglie Laura Tibaldi: decide di donare una nuova vita allo storico Teatro Parioli e di dedicarlo al padre, Peppino.
La ripresa di questa famosa commedia da parte di Luigi De Filippo, che ne è autorevole protagonista e regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro napoletano, che proprio in questa “Miseria e Nobiltà” aveva compiuto la sua riforma: con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di don Felice Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, sostituisce la maschera di Pulcinella.
La fame è il tema della commedia, la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia; un tema ancora terribilmente attuale, trattato con garbo, con maestria e scanzonatezza tutta partenopea.
Uno spettacolo da non perdere, ironicamente amaro e quanto mai amaramente ironico.