Lavinia Lavinia Frati è nata a Roma. È laureata in legge. Lavora all’avvocatura di Stato. Suoi testi sono apparsi su riviste poetiche (Poeti e Poesia, rivista internazionale n.32 e 34 del 2014, Direttore Elio Pecora. L’orto botanico di Monsieur Prosut 2014, LaRecerche.it), in antologie di poesia (Il segreto della fragole, Lietocolle 2017; Enciclopedia di Poesia Contemporanea Mario Luzi, vol.7/2016, anno di edizione 2017; IPoet Lunario in versi, Lietocolle 2016; Il ventuno a primavera, Omaggio ad Alda merini; Il ventuno a primavera, Omaggio a Oriana Fallaci, Octopus edizioni 2015; Quaderni di poesia, aprile 2023, Robin Edizioni) e sui siti letterari Poeti&Poesia, Voci di poesia, Transiti poetici e Le stanze di carta. Lavinia Frati ha pubblicato i seguenti libri di poesia: “Anidramnios” (Controluna), “La voce sognsnte” (Rp libri), “L’immagine residua” (Robin Edizioni), “Fotopsie” (Robin Edizioni). Lavinia Frati è una poetessa ancorata alla tradizione, che riesce a essere originale. In Lavinia Frati troviamo sia tradizione che innovazione, mentre in altri spesso troviamo tradizione e imitazione. Lavinia Frati è dunque una poetessa da ascoltare per orientarsi meglio nel magmatico mondo della poesia contemporanea italiana. Ecco perché le ho rivolto queste domande, a cui lei gentilmente ha risposto:
1) Quando è nato il tuo amore per la poesia?
È nato con la poesia di Lorca, quando ero bambina, poi, dopo un lungo periodo di lettura di romanzi, l’ho ritrovata in età adulta, intorno ai quarant’anni.
2) Puoi spiegare in parole semplici la tua poetica?
La mia poetica nasce casualmente, spesso influenzata dal poeta che sto, in quel momento, leggendo che mi apre brecce per nuove visioni.
3) Quali sono i tuoi poeti preferiti?
Testori, Pecora, Penna, Scarabicchi, Bigongiari, Magrelli, Bevilacqua, Gatto, Anedda, Viviani, Cavalli e molti altri.
4) Per molti in poesia è importante soprattutto come si dice e non cosa si dice. Tu cosa ne pensi?
Penso che la poesia debba risuonare. La poesia è l’amore, il lampo che ci mantieni vivi.
5) Negli anni Settanta i giovani rifiutavano la poesia e amavano la politica. Cosa ne pensi di quel periodo e di quella generazione poetica?
Penso che si possa fare poesia anche mantenendo l’impegno politico: incatenarsi ad un dogma è sempre limitante e fare parte di un gruppo non mi è mai interessato.
6) Che ne pensi degli slam di poesia?
L’importante è divertirsi: che non diventi un’altra forma di competizione.
7) Che ne pensi degli instapoets?
Mi sembra un’altra forma di consumo…la poesia scappa e fuggi!
8) Luzi, Calvino, De André avevano una certa ritrosia a parlare di fronte alle telecamere. È indispensabile oggi saper parlare in pubblico per un artista? Secondo te Elena Ferrante è solo un’eccezione? Che ne sarà degli artisti timidi oppure ansiosi? Oppure degli artisti che non hanno un buon rapporto con il loro corpo? Gli autori devono essere sempre più multitasking?
Penso che, in un’epoca in cui tutti si esibiscono e mettono in rete qualsiasi cosa, anche la più intima, la timidezza sia una dote apprezzabile: personalmente le poche volte che ho dovuto affrontare un pubblico, avrei desiderato avere una controfigura. I poeti non necessariamente devono essere istrionici e attori.
9) Un tempo i bambini imparavano a mente le poesie. Oggi si imparano a mente le canzoni. Ci siamo involuti a livello artistico? Non trovi che la decadenza letteraria possa portare alla decadenza di una nazione, come riteneva Ezra Pound?
Si, penso che la decadenza sia inarrestabile. Forse chi scrive poesia potrebbe, nel caso ne sia capace, utilizzare anche strumenti semplici, alla portata di tutti (penso al rap), per arrivare ovunque: le belle immagini che la poesia può rendere visibili fanno diventare le persone migliori.
10) Per alcuni la poesia dovrebbe opporsi ai modelli dominanti della civiltà consumistica. Secondo te è realisticamente possibile ciò?
Secondo me è possibile: chiaramente la condizione naturale di chi non ama la piaggeria è la solitudine e l’isolamento.
11) Un tempo la poesia veniva valutata in base a certi canoni estetici (metrica, eufonia, appartenenza del poeta a un ismo). Non trovi che oggi questi criteri si siano dissolti e che sia sempre più difficile valutare un poeta? Tu da che cosa riconosci la poesia autentica?
Se dopo le prime tre strofe mi viene voglia di passare oltre, so che quello che sto leggendo per me non è poesia.
12) Hai mai avuto la tentazione di pubblicare un canzoniere e trattare esclusivamente di amore, intendo quello esclusivamente sentimentale?
Penso che tutte le poesie trattino questo tema, non ve ne sono altri.
13) Che rapporto hai con gli altri poeti e le altre poetesse italiane?
Ho poche frequentazioni poetiche ma ciò non vuol dire che non stimi diversi poeti contemporanei.
14) Il poeta Valerio Magrelli in un’intervista a Fabio Fazio dichiarò che per essere letterati bisogna aver letto almeno ottomila libri. Che ne pensi a riguardo?
Si può aver letto ottomila libri e non essersi avvicinati a nessun di essi o averne letto uno solo e aver modificato, dopo quella lettura, lo sguardo che avevamo della vita.
15) Cosa ne pensi di quella che viene definita attualmente poesia di ricerca?
L’importante è trovare, alla fine, qualcosa di meritevole.
16) Alcuni poeti moderni vorrebbero eliminare l’io lirico. Si tornerà alla terza persona di “Lavorare stanca” o all’antica epica? Come vedi l’eavesdropping della poesia di ricerca in questo senso? Che ne pensi?
Penso che possiamo parlare solo ciò di cui sappiamo qualcosa o ciò che abbiamo vissuto o sognato, di quello che ci ha colpito, nel profondo, anche negativamente.
17) Cosa ne pensi della poesia aforistica come quella dell’ultimo Montale, dell’ultimo Caproni, degli Shorts di Auden, di Nelo Risi, della produzione più recente di Cesare Viviani? C’è chi sostiene che sia un genere minore. Che ne pensi?
Se quello che leggiamo ci scuote, anche la lista della spesa può essere definita poesia.
18) Internet per alcuni aspetti è ancora un territorio selvaggio (revenge porn, cyberbullismo, truffe, frodi). Può essere anche un luogo di rinascita per la poesia contemporanea?
A volte si conoscono bravi poeti e letterati. Il pericolo di questi luoghi è che, spesso, ci si autoincorona, come Napoleone, con il plauso degli amici virtuali che non hanno il coraggio di ridimensionare il nuovo Montale o la nuova Merini.
19) A mio modesto avviso la poesia può essere epifania e ricerca di corrispondenze, ma può essere anche epifonia (legga anche teofania, quasi piccola rivelazione divina). Ti piacciono i versi di Rebora e Turoldo? Oppure senti distante la poesia religiosa?
Alcuni versi, di entrambi, mi piacciono ma, complessivamente, sento la loro poesia distante e un po’ troppo appartenente ad una categoria, quella “religiosa”.
20) Per alcuni la letteratura non conduce alla salvezza ultraterrena. Tondelli nelle sue ultime righe scrisse che la letteratura non salva, ma salva solo l’amore. Per altri addirittura la letteratura è sinonimo di dannazione. I poeti maledetti probabilmente non si sono salvati. Che ne pensi a riguardo?
La letteratura può far perdere il senso del reale: ma spesso la realtà è così scialba che è meglio vivere attraverso la letteratura.
21) Leggere poesia può aprire la mente e combattere i luoghi comuni?
Sicuramente aiuta ma gli imbecilli sono ovunque (perdona il luogo comune), anche tra i poeti.
22) Secondo l’immaginario comune il poeta è una persona sensibile. Secondo te ciò corrisponde alla realtà?
Non è necessariamente vero: si può esprimere sensibilità nella poesia e, allo stesso tempo, non essere capaci di esprimere la stessa qualità nella vita personale. Spesso gli artisti sono egocentrici.
23) Croce in “Etica e politica” scriveva che non si deve considerare la vita privata di politici e artisti. Bisogna separare l’arte dalla vita? Tu che ne pensi?
Forse è meglio tenerla separata per non avere delusioni.
24) L’Italia è un Paese colmo di corporazioni. Anche a livello poetico ci sono diverse cricche a mio modesto avviso. Secondo te è così?
Si, purtroppo è così.
25) Se dovessi salvare un solo libro di poesia italiana per i posteri quale salveresti?
Gli Inni di Testori
26) Secondo te la poesia morirà con l’ultimo uomo oppure è destinata a scomparire nella civiltà dell’immagine? Aveva ragione Montale, che era molto pessimista sul futuro della poesia nella società di massa?
La poesia non può scomparire perché, se scomparisse, scomparirebbe anche l’uomo, così come lo intendiamo nella sua accezione più nobile.
27) Un tempo si distingueva tra mimesi e straniamento. Ma oggi mi sembra tutto più complicato: la mimesi sembra non più mimetica e lo straniamento talvolta non è più straniante. Detto in parole povere spesso il mondo non è rappresentabile e non stupisce più niente. È così difficile essere artisti oggi allora?
È sempre stato difficile: l’arte è sempre stata vista non come un lavoro ma come un hobby. Nell’epoca del materialismo e dell’apparire, lo è ancora di più. Ma motivi per stupirsi e per gioire ce ne saranno sempre, bisogna solo essere capaci di vederli.
28) Secondo te la poesia italiana è condannata a rimanere un genere di nicchia?
Meglio non farsi certe domande: lo scrivere deve essere una necessità, come il respirare, non un fine. Noto che all’estero spesso i poeti sono più considerati che in Italia. Le solite incongruenze italiote.
29) Negli anni Settanta si discuteva in modo acceso di poesia. Alla presentazione all’università di Bologna dell’antologia “La parola innamorata”, curata da Pontiggia e Di Mauro, c’erano centinaia di studenti e studentesse. Oggi le antologie non destano così interesse. Non sono più ripetibili secondo te quegli anni, l’interesse è scemato per sempre oppure oggi ci sono altre strade e la discussione avviene solo online?
Le antologie non mi piacciono molto. Mi ricordano il liceo e la costrizione allo studio.
30) Secondo te i social oggi sono indispensabili ai poeti e alle poetesse?
No, i social devono essere utilizzati per divertirsi senza aspettarsi nulla.
31) Che cosa hai in cantiere? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto preparando un libro di poesie ammirabili, accompagnate cioè da disegni (di mio figlio).
32) Si sta assottigliando lo strato dell’ozono. Si stanno sciogliendo i ghiacciai. Sta scomparendo la foresta amazzonica. In Africa i bambini muoiono di fame e ci sono guerre dimenticate. Alcuni pensano che ci stiamo avviando verso il suicidio della specie. La poesia può solo consolare?
Penso che, insieme all’alcool e alle droghe, che però hanno grossi inconvenienti, la poesia sia l’unica forma di consolazione che presenti meno controindicazioni, rispetto alle altre due sopra menzionate.