Il ricco patrimonio accademico, che abbraccia oltre quattro secoli di storia artistica, documenta la missione fondamentale dell’istituzione romana: la formazione dei pittori, scultori e architetti secondo l’indirizzo estetico classicista, declinato in modi diversi a seconda dei periodi, degli artisti e delle correnti più in voga. L’impulso decisivo alla formazione della raccolta, oggi esposta nella galleria, si deve al mecenatismo illuminato del pontefice Clemente XI Albani che istituì nel 1702 i primi concorsi accademici detti clementini, in occasione dei quali stabilì che i lavori dei vincitori (statue, terrecotte, disegni) dovevano essere presentati nella sala delle congregazioni il giorno della premiazione, per rimanere poi definitivamente esposti in accademia come patrimonio di modelli per gli artisti, riflettendo così l’esigenza dell’accademia romana di individuare e prospettare dei modelli normativi, di costruire dei canoni di riferimento in fatto di cultura figurativa e quindi di indirizzare il modo di rappresentare e restituire l’artificio in termini di “governo dello stile”.
Non per nulla, il percorso espositivo si apre con la Sala della Didattica Accademica, dove è esposta una selezione delle numerosissime prove concorsuali, e il Gabinetto dei disegni, che conserva la memoria visiva della strumentazione didattica predisposta dai professori delle diverse discipline, per concludersi, in maniera altrettanto sintomatica dell’evolversi degli orientamenti di gusto nel corso dei secoli, con la Gipsoteca e la Sala dei Paesaggi. Il principio accademico dell’aequa potestas, ossia della pari dignità e importanza di pittura, scultura e architettura in quanto basate sul fondamento teorico del disegno, “padre di tutte le arti” secondo l’affermazione vasariana, trova nelle opere degli artisti un riscontro effettivo, che il recente riallestimento delle sale ha tradotto in un riuscito tentativo di verifica museografica.