Quando è nata la radio? Tutto ha inizio l’8 Dicembre di 120 anni fa, quando l’Italiano Guglielmo Marconi riuscì a far trillare per tre volte un campanello a distanza, nell’attuale località di Sasso Marconi. Le prime trasmissioni ufficiali risalgono invece al 6 Ottobre 1924, con la partenza dell’Unione Radiofonica Italiana, successivamente Eiar, e poi Rai.
Durante la sua “giovinezza” la radio ha passato alti e bassi. Infatti, alla nascita delle prime programmazioni tv a metà degli anni cinquanta, si pensava che questo magico mezzo, potesse lasciarci, finendo così definitivamente nell’ombra. Questo buio periodo terminò quando, nel 1976, la Corte Costituzionale emanò la sentenza 202 del 28 luglio. Iniziò così il periodo delle emittenti libere, che fino ad allora trasmettevano col rischio di incorrere in denunce e sequestri.
Ma la Radio è realmente immortale? Al momento bisogna rispondere di sì. Grazie alla nascita delle società di rilevamento infatti, siamo tutti in grado di confermare la vera e propria immortalità della radio, dovuta soprattutto alla sua continua capacità di rinnovarsi ed adeguarsi alle abitudini delle nuove generazioni.
Durante una delle ultime ricerche Eurisko, condotta nella primavera del 2015, si è arrivati alla conclusione che in Italia, ogni giorno, 35 milioni di persone ascoltano la radio. Un dato che senza ombra di dubbio ci fa comprendere quanto questo mezzo faccia parte della nostra quotidianità. Un’altro soddisfacente risultato è la continua crescita della radio fra le nuove generazioni: il sondaggio mostra infatti che l’ascolto della radio da parte di ragazzi di età compresa fra 14 e 24 anni è aumentato di circa il 50% rispetto a tre anni fa.
Chi si affida alle nuove tecnologie di ascolto non usufruisce più della radio? Assolutamente no. Il dato strabiliante è proprio questo: il 90% delle persone che si servono dei nuovi supporti digitali per l’ascolto della musica, usufruiscono comunque del mezzo radiofonico.