La prima metà del racconto, qui: L.A.S.E.R. (parte I)
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI:
Clive e Karen sono due ladri d’arte, incredibilmente talentuosi e affiatati, nonché innamorati. Nessuno può fermarli! Beh, a parte la Polizia.
Dopo il loro ultimo colpo la Polizia li intrappola nel Museo dove si sono intrufolati. Clive suggerisce a Karen di fare da esca, distraendo i poliziotti con la sua bellezza, mentre lui escogita un piano per liberarla e scappare. Quando Karen lo fa, però, Clive scompare.
Passa una settimana, e Karen è ancora a marcire nelle celle del Commissariato. Le viene offerta una via di fuga: se rivelerà alla Polizia il nome del suo complice, potrebbe esserle ridotta di molto la pena.
Clive l’ha abbandonata, l’amore si è trasformato in rancore bestiale, e Karen sta per ottenere la sua vendetta, vendendo il suo partner…
MARTEDÌ, ORE 12: 40, COMMISSARIATO DELLA POLIZIA, SALA INTERROGATORI
“E così, alla fine, hai deciso di parlare, Miss Ladra d’Arte!” si gloria la Poliziotta, con una Karen classicamente taciturna.
Ha scelto, comunque. Rivelerà l’identità di Clive alla Polizia, che in cambio la farà uscire di galera prima del previsto. Si sente in colpa, sì, ma è stato lui il primo ad abbandonarla. Occhio per occhio, tradimento per tradimento.
“Non le vedo alcun anello al dito, Poliziotta.” Karen controbatte orgogliosa. “Eppure due giorni fa mi ha detto che il suo ragazzo, l’altro Poliziotto, doveva farle la proposta. Quindi?”
La Poliziotta ingoia un boccone amaro. “Mio marit-Il mio fidanzato… avrà i suoi motivi per aspettare.”
Karen sbuffa, poi: “Mpf, buona fortuna!”
Dall’altra parte del tavolo, la donna in divisa realizza qualcosa che le fa dimenticare l’affronto. “Quindi il suo complice… Voi due avete una relazione!”
“Avevamo! E delle migliori.” risponde Karen. “Ma come vede… Forse anche Clive avrà avuto i suoi motivi per abbandonarmi.”
“Clive?” chiede la Poliziotta, per conferma.
“Sì, Clive. Sono qui per rivelarvi il suo nome, no? È Clive Bigsby. O almeno questo è il nome con il quale lo troverete adesso. A meno che non l’abbia cambiato… Ma so in ogni caso so dove potrete trovarlo. Ora parliamo di cose serie: di quanto mi riducete la pena, per queste informazioni?”
“Tu vuoi la libertà anticipata per Clive Bigsby?”
“Era questo il patto.”
“Dev’essere il tuo giorno sfortunato, Ladra d’arte. Perché noi Clive Bigsby ce l’abbiamo già!”
“Cosa?!” sbraita Karen, sbigottita.
“L’abbiamo preso per una serie di furtarelli. Niente di lontanamente grave come il tuo colpo al Museo, eh, ma è ancora dentro perché non confessa dove ha nascosto la refurtiva. Praticamente gli basterebbe questo per uscire di qui, invece va e viene continuamente da questa Sala. Dei suoi interrogatori se ne occupa il mio fidanzato, sono anche venuti alle mani ripetutamente, l’altro giorno-”
“Ma lui era con me al Museo! Chiedetegli che alibi ha per quella sera!”
“Questo non cambia la tua situazione, Ladra d’Arte. Difficilmente ti faranno uno sconto della pena per averci consegnato uno che è già nostro prigioniero.”
“Ma-Ma-Dannazione!” si dispera Karen. Clive si è fatto catturare, e per degli stupidi furtarelli! Un’altra delusione donatale da quell’uomo, niente più potere di scambio.
Entra un tizio nella Sala Interrogatori, dice alla Poliziotta che è desiderata di là. Quest’ultima sembra sussultare. Forse è finalmente arrivato il momento della sua proposta.
“Devo andare, tu aspetta qui.” dice, e aggiunge: “Per quanto poco possa contare, mi dispiace per te, Ladra d’Arte.”
Karen rimane da sola nella stanza, ammanettata, a rimuginare sulla sua rabbia.
Dall’esterno arrivano stralci di una discussione ad alta voce. La Poliziotta sta litigando col Poliziotto. Lui non le ha ancora chiesto di sposarla, evidentemente.
Di colpo, un’idea folgora colpisce le sinapsi di Karen: Clive è nel suo stesso Commissariato, catturato per dei furtarelli, e va e viene da quella stessa Sala Interrogatori… Non può essere tutto un’enorme, assurda coincidenza!
Gli occhi della ladra perlustrano la stanza, ma non trovano niente. A meno che-
Le mani ammanettate di Karen cercano sotto la sedia su cui lei stessa è seduta. E dove si è seduto spesso anche Clive, di recente.
Salta fuori un biglietto e una piccola custodia bianca, per anelli.
“Non ci credo. Come-?!” farfuglia lei, mentre apre la busta in fretta. La Poliziotta potrebbe tornare da un momento all’altro.
Sul biglietto, riconosce la calligrafia di Clive: “Karen Archovsky, ladra e donna della mia vita. Vuoi tu… aiutarmi a fuggire?”
Nella custodia dell’anello c’è solo una chiave. Ma brilla più di qualsiasi anello.
Karen se la nasconde in bocca e si sbarazza del biglietto.
Rientra la Poliziotta, furiosa per la proposta di matrimonio ancora latitante. Non si accorgerebbe di nulla nemmeno se la ladra si fosse già tolta le manette. Ma non è ancora il momento. Karen viene ricondotta alla sua cella, la 2B. Da lì c’è solo un’altra cella che non vede, la 1A: dev’essere quella di Clive.
Cala il buio. La ladra usa la chiave per aprire la porta della sua cella. Evitare la sorveglianza notturna è uno scherzo per lei. Dopo la griglia laser del museo, cosa volete che sia un paio di torce e una dozzina d’occhi sonnolenti?
Si apre la porta della 1A.
“Pensavo non saresti più venuta.” sussurra Clive.
“Ne parliamo dopo” fa Karen, col tono tipico di chi ancora non è sicuro di aver perdonato.
I due ladri d’arte scappano dal Commissariato. Nella notte, ridono della libertà.
MERCOLEDÌ, ORE 15:55, A UN GIORNO DI FUGA DI DISTANZA DALLA CIVILTÀ, CHISSÀ DOVE
Il vento fresco della costa scompiglia i capelli di Karen. “Sai, Clive…” dice la donna, “…c’è una cosa che non capisco del tuo piano. Ti sei fatto catturare apposta, andavi e venivi dalla Sala Interrogatori perché sapevi che ti avrei venduto e mi avrebbero portato lì; hai rubato l’anello al Poliziotto, così che non potesse più dichiararsi alla Poliziotta e questo creasse un diversivo; hai rubato il passepartout al Poliziotto, in modo che io lo usassi per liberarmi e liberarti, e potessimo scappare insieme.”
“Beh? Mi sembra che tu abbia capito tutto.” risponde Clive.
“Al di là dell’enorme, enorme rischio che tutto questo non funzionasse, mi disturba il fatto che tu abbia basato il piano sul fatto che io dubitassi del nostro amore, cosa che peraltro io ho fatto!”
“Così come il successo non è niente, senza rischio di sconfitta, anche un amore non è reale, senza i dubbi che prova per se stesso.”
“Chi l’ha detto?” chiede lei.
“Io.” risponde lui.
“Sei proprio un nerd. Dimmi un’altra volta la definizione di L.A.S.E.R.!”
Clive comincia, “Luce Amplificata-”
Ma viene interrotto da Karen: “No, non quella. La nostra definizione, quella segreta…”
“Ah, sì. Ladri d’Arte che Scappano e Ridono. L.A.S.E.R..”
I due, al tramonto, si concedono una risata, senza pensieri.
EPILOGO: “Che poi, Karen Archovsky, una cosa che non hai capito del mio piano c’è, ovvero cosa intendo fare dell’anello rubato al Poliziotto…”
“Oh, non farai sul serio?!”
“Karen Archovsky, ladra e donna della mia vita, vuoi tu…“