Più uniti per rendere l’agroalimentare italiano forte e competitivo, anche e soprattutto sui mercati este-ri. È il messaggio del presidente di Legacoop Agroalimentare, Giovanni Luppi, a pochi giorni dall’Assem-blea nazionale delle cooperative di settore di Legacoop, che si svolgerà a Roma il 10 e l’11 marzo.
L’ACI, l’Alleanza delle tre grandi centrali cooperative italiane (Legacoop, Confcoperative e AGCI), rappresenta la chiave di volta per realizzare quei grandi progetti di filiera di cui il Paese ha bisogno per supe-rare i limiti strutturali del sistema agricolo e agroalimentare italiano.
Non più tardi di due mesi fa, sulla scia del grande successo di Expo 2015, il governo italiano ha dichia-rato di voler puntare all’obiettivo dei 50 miliardi di euro di export per l’agroalimentare italiano. Una sfida che il mondo cooperativo raccoglie con impegno ed entusiasmo.
«È una scommessa che accettiamo – dice Luppi – e lavoriamo ogni giorno per poter raggiungere quest’obiet-tivo. Alla politica chiediamo strumenti di supporto adeguati alle necessità delle imprese, soprattutto di quelle che vogliono investire sui mercati esteri».
«Siamo convinti – sottolinea Luppi – che l’Alleanza delle Cooperative Italiane dovrà essere, oltre che un sindacato di imprese agroalimentari con compiti di rappresentanza, vigilanza e promozione, anche la sede nella quale favorire lo sviluppo di una grande progettualità condivisa. I dati elaborati dall’Osservatorio della Cooperazione Agricola Italiana ci consegnano una responsabilità importante, considerati il numero di coope-rative aderenti alle tre centrali e presenti in tutto il territorio nazionale (oltre cinquemila imprese) e il contri-buto determinante in termini di fatturato e occupazione (più di 36 miliardi di euro e oltre 90mila addetti)».
Lavorare per l’efficienza logistica, ideare iniziative commerciali comuni per esportare il made in Italy, creare piattaforme europee di distribuzione cooperativa, sviluppare progetti nei principali paesi esteri. Per il presidente di Legacoop Agroalimentare, occorre aggregarsi per vincere. «Questo è il nostro contributo per favorire la ripresa e la crescita dell’economia nel nostro Paese».
«Tanto più riusciremo a mettere insieme le potenzialità delle cooperative – prosegue Luppi – tanto più saremo in grado di affidare alla cooperazione italiana il ruolo che già le viene riconosciuto, cioè quello di un vero punto di riferimento per la collocazione e la valorizzazione della produzione primaria».
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«Occorre anche sostenere le imprese affinché qualifichino la propria offerta e affrontino al meglio la Grande distribuzione organizzata (GDO) e i mercati esteri. In quest’ottica è fondamentale valorizzare in parti-colare il tessuto agricolo meridionale, incoraggiando la fusione tra le cooperative e la collaborazione con le reti di vendita. Bisogna incrementare i rapporti commerciali della cooperazione agricola meridionale con le reti di vendita cooperativa. Nel contempo, un dialogo specifico va sviluppato con l’Associazione delle Coope-rative di Consumatori con riguardo al Mezzogiorno, per migliorare i risultati economici nel Sud Italia e assicu-rare una presenza stabile nei territori meridionali di solide realtà nella cooperazione di consumo».
«Un contributo decisivo allo sviluppo del settore – aggiunge Luppi – dovrà venire anche dall’Europa, in particolare dagli strumenti e dalle risorse della nuova programmazione comunitaria 2014-2020 che, sia pure con qualche ritardo di troppo soprattutto nelle regioni meridionali, è diventata definitivamente operativa. La programmazione 2014-2020 presenta scelte che riteniamo per alcuni versi non adeguate alle sfide del futuro, ma anche grandi opportunità per la strategia cooperativa. Prime fra tutte, le misure sull’innovazione: in ambito agricolo rappresentano il volano per una crescita intelligente e costituiscono un ponte tra le politiche di ricerca e quelle di sviluppo rurale».
«Abbiamo l’occasione di costruire (soprattutto in alcune aree del Sud) o di rafforzare il dialogo e la si-nergia tra le imprese cooperative, le loro strutture aderenti all’ACI e il mondo della ricerca (a cominciare dalle Università), per mettere in campo un nuovo “sistema permanente dell’innovazione” per l’agroalimentare ita-liano. Solo in questo modo si potrà affrontare il futuro in termini di sostenibilità ambientale, economica e so-ciale, capace cioè di garantire la vitalità degli agricoltori e delle comunità rurali».
In tema di sviluppo sostenibile va dedicata maggiore attenzione al settore della pesca e dell’acquacoltu-ra. Per Luppi «il governo deve rafforzare gli strumenti di sostegno per uno sviluppo dell’attività di pesca, me-diante la salvaguardia delle risorse del mare. Le cooperative di pesca sono impegnate in prima fila nel guidare questo processo in una logica che coniughi sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’acquacoltura, per il nostro paese, è una grande opportunità produttiva, di reddito e di occupazione. Purtroppo siamo fortemente deficitari rispetto a una domanda in grande crescita».
«Il mancato sviluppo di questo settore – conclude il presidente di Legacoop Agroalimentare – è legato
essenzialmente alla complessità burocratica e normativa (spesso contraddittoria) per il rilascio delle conces-sioni, e ai canoni di queste stesse concessioni. Semplificare e velocizzare tutta la procedura, in accordo con le Regioni, darebbe un impulso straordinario alla crescita di questa attività».
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I DATI DELLA COOPERAZIONE AGROALIMENTARE ASSOCIATA A LEGACOOP
I dati elaborati dall’Osservatorio, con riferimento all’anno 2013, registrano un numero complessivo di 1.063 cooperative, che rappresentano il 21 per cento del totale della cooperazione nel settore agroalimentare. Il fatturato, nello stesso anno, si attesta a 8.598 milioni di euro, pari al 24 per cento del totale. Il peso della coo-perazione associata a Legacoop aumenta sensibilmente analizzando i dati relativi al numero di soci e di addet-ti: rispettivamente il 29% (223.421 unità) e 27,5 per cento (25.300 occupati) del totale.
Il fatturato medio per impresa risulta superiore al dato nazionale della cooperazione agricola: 8,1 milio-ni di euro a fronte di una media di 7,2 milioni. Anche in riferimento al numero medio di addetti per cooperati-va, il dato di Legacoop supera la media nazionale: 24 contro 18. Queste cifre sono il risultato di un processo di integrazione e crescita dimensionale che ha cominciato a dare i suoi frutti.
I settori che realizzano un fatturato maggiore sono quelli legati alla produzione lattiero-casearia e alla zootecnia da carne che, insieme, pesano per il 46 per cento del totale del fatturato generato dalle coope-rative di Legacoop Agroalimentare.
In termini di fatturato, numeri importanti vengono anche dall’ortoflorofrutticolo, dai servizi e dal vitivinicolo.
Nella tabella di seguito, si riportano i dati relativi ai diversi settori produttivi.
Fonte: elaborazioni Osservatorio della Cooperazione Agricola Italiana su dati 2013
Legacoop Agroalimentare e Unicoop.
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ZOOTECNIA DA CARNE
85 cooperative, 2.132 soci, 3.986 occupati, fatturato annuo 1.966 milioni di euro.
Questo settore comprende le cooperative impegnate nell’allevamento del bestiame, nella macellazione dei capi, nella trasformazione delle carni e nella successiva commercializzazione. Rientrano in questa macro-categoria le attività di lavorazione e trasformazione di carni avicunicole, bovine, ovi-caprine e suine (in que-st’ultimo caso è compresa anche l’attività di produzione di salumi), con prevalente forma di cooperative di conferimento.
VITIVINICOLO
87 cantine cooperative, 32.238 soci, 2.486 occupati, fatturato annuo 1.096 milioni di euro.
Con il 35% del fatturato generato all’estero, rappresenta il settore cooperativo più export-oriented. Al contempo, la valorizzazione dei soci è garantita da un livello medio di prevalenza mutualistica che si attesta ben oltre l’82 per cento. A Legacoop Agroalimentare sono associate alcune tra le maggiori realtà produttive del settore a livello nazionale ed europeo. Le attività principali riguardano produzione, prima trasformazione, trasformazione industriale, confezionamento e imbottigliamento, commercializzazione ed export.
SERVIZI
197 cooperative, 63.073 soci, 3.757 occupati, fatturato annuo 1.434 milioni di euro.
Si tratta prevalentemente di cooperative di utenza e in minor parte di lavoro o conferimento; ma in alcu-ni casi, poiché svolgono diverse funzioni contemporaneamente, assumono una struttura di cooperativa mista, con differente tipo di scambio mutualistico.
Operano nella fornitura di prodotti e servizi per l’agricoltura, intesi sia come input intermedi (sementi, mangi-mi, fertilizzanti, agrofarmaci, ecc.) che come servizi di contoterzismo, di stoccaggio e gestione di commodity agricole (comprende le cooperative cerealicole e proteoleaginose), di ricerca tecnico-scientifica (analisi, speri-mentazioni, ecc.) e di assistenza tecnica e consulenza (assicurazioni, certificazioni di qualità, ecc.). Il settore dei servizi riunisce quindi cooperative dal profilo diverso, accomunate dallo scopo di fornire supporto alle im-prese agricole o ad altre cooperative nella loro attività di produzione.
ORTOFRUTTICOLO
212 cooperative, 15.237 soci, oltre 7.000 occupati, fatturato annuo di 1.504 milioni di euro.
Questo settore è anche il primo per occupazione avendo, rispetto ad altri settori della trasformazione cooperativa, un carattere labour intensive soprattutto nella filiera dell’ortofrutta fresca. Dopo il vitivinicolo, inoltre, il settore ortofrutticolo è quello caratterizzato da una maggiore propensione all’export, con il 19 per cento del fatturato generato su mercati extra-domestici. Sono presenti cooperative impegnate nella produzione, trasformazione e commercializzazione di ortofrutta fresca e trasformata, in prevalenza di conferimento, ma talvolta organizzate anche come cooperative di lavoro.
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OLIVICOLO
94 cooperative, 90.566 soci, 602 addetti, fatturato di oltre 125 milioni di euro.
Con oltre 90mila soci è il settore cooperativo con la base sociale più ampia.
Le cooperative olivicole hanno un prevalente orientamento all’erogazione di servizi (la frangitura delle olive), ma sta progressivamente crescendo anche la quota di attività dedicata alla commercializzazione dell’olio con-ferito dai soci, attività spesso accompagnate anche da azioni di supporto informativo, di certificazione, ecc. Per il tipo di attività svolta, queste cooperative detengono una quota contenuta di fatturato e addetti e pertanto le dimensioni medie sono limitate (1,2 milioni di euro e 8 addetti per impresa).
LATTIERO CASEARIO
120 cooperative, 7.379 soci, 4.214 occupati, fatturato di oltre 2 miliardi di euro.
Complessivamente queste cooperative sviluppano circa il 23% del fatturato totale della cooperazione associata a Legacoop Agroalimentare. Il lattiero-caseario comprende cooperative di conferimento impegnate nella produzione, raccolta, lavorazione e commercializzazione di latte, derivati freschi e di formaggi. In questo settore la materia prima subisce un ciclo di lavorazione complesso e articolato, e il prodotto finale può essere costituito da latte o derivati freschi, oppure subire un processo di stagionatura anche molto lungo, come nel caso di alcuni formaggi a denominazione di origine nel quale la cooperazione è specializzata. Tutto questo, richiedendo tempi e investimenti specifici in impianti di lavorazione e stoccaggio, conferisce un’impronta ca-pital intensive al settore.
CONDUZIONE E FORESTALI
157 cooperative, 6.644 soci, 2.404 occupati, fatturato annuo di oltre 179 milioni di euro.
Le cooperative forestali e di conduzione associata terreni offrono un’ampia gamma di prestazioni a sup-porto dell’agricoltura, come le attività di sistemazione e manutenzione agraria, forestale e, in genere, del terri-torio e degli ambienti rurali, di gestione del verde oltre che di coltivazione vera e propria dei fondi agricoli. Si tratta prevalentemente di cooperative di lavoro.
FLOROVIVAISTICO
39 cooperative, 4.500 soci, fatturato annuo di 100 milioni di euro.
Le cooperative del settore florovivaistico che aderiscono a Legacoop Agroalimentare, al 2015, sono 39, contano oltre 4.500 soci e generano un fatturato annuo di poco superiore ai 100 milioni di euro. Tra queste, quelle di maggiori dimensioni, che sviluppano il maggior fatturato e sono meglio strutturate, sono situate ri-spettivamente in Toscana e in Liguria. Si rileva tuttavia una presenza abbastanza diffusa su tutto il territorio nazionale.
ALTRI SETTORI
72 cooperative, 11.652 soci, 705 occupati, fatturato annuo di oltre 175 milioni di euro.
Si tratta di imprese che operano in diversi comparti: tabacchicolo, bieticolo/saccarifero, nella produzione di energia, negli allevamenti minori (cavalli, elicicoltura, cunicoli, ecc.), e nella produzione di miele.
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PESCA E ACQUACOLTURA
Il Dipartimento pesca e acquacoltura
A dicembre 2014, il 39esimo Congresso Nazionale di Legacoop ha avviato un processo di ristrutturazione del-le Organizzazioni settoriali che rappresentano le cooperative aderenti.
In un’ottica di semplificazione e di omogeneità delle politiche associative è stata di conseguenza attribuita a Legacoop Agroalimentare, a partire dal 1° novembre 2015, la rappresentanza delle cooperative della pesca e dell’acquacoltura.
Il percorso di integrazione, messo in atto a partire da giugno 2015, è riuscito a rinnovare il “patto associativo” con le cooperative della filiera ittica, ma anche con le cooperative di ricerca scientifica di settore, aderenti a Legacoop. Il settore ittico ricopre ancora un’importanza notevole in ampie aree del paese ed è fondamentale per intere comunità costiere che basano la loro economia e la loro identità proprio sulle attività di pesca e ac-quacoltura.
Il suo contributo al PIL nazionale non è elevato, ma se si prendono a riferimento l’indotto e il ruolo insostitui-bile che riveste per altri settori, ad esempio per l’economia turistica, alzando il livello di attrattività dei nostri territori, è chiaro che diventa un settore fondamentale per un modello di sviluppo sostenibile del nostro Paese.
È anche un settore particolarmente complesso, che deve fare i conti con la sostenibilità ambientale per una at-tività che impatta sulle risorse del mare, vero e proprio bene comune, e che sta imponendo alle imprese di pe-sca gravi sacrifici sul piano reddituale e occupazionale. Le imprese devono infatti coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica.
Il ricambio generazionale rappresenta un’altra importante sfida per i prossimi anni insieme alla necessità di una nuova imprenditorialità al passo con un’economia globalizzata, alla sburocratizzazione delle pratiche e alla riduzione degli oneri amministrativi.
Sono queste le scommesse che possono essere vinte solo con la partecipazione e la condivisione delle scelte da parte delle imprese di pesca. È fondamentale dunque per questo settore conservare e rafforzare il proprio siste-ma imprenditoriale che oggi, non a caso, vede prevalere il modello cooperativo.
Per informazioni e per contatti: Vanessa Colangiuli, 3387631981 (addetto stampa)